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                          MISTERI DI ROMA                             

 

MISTERI DI ROMA
La "Città morta di Galeria"
        Originariamente era una città etrusca denominata “Careiae”. Dopo la scomparsa degli etruschi, fu colonizzata dai romani che la chiamarono Galeria (probabilmente dal nome della tribù dei Galerii). Dalle notizie storica, si apprende l’importanza logistica che ricoprì fino al XV sec. quando, passato sotto il dominio dei Sanseverino, divenne da luogo fortificato un centro agricolo.Nella metà del 1700 la gente del luogo cominciò a morire misteriosamente. Oggi si suppone che la moria fosse dovuta alla malaria (tale ipotesi è avvalorata delle zone paludose create dal fiume Arrone, che cinge la collina di tufo dove sorge il borgo). Sul finire del 1700 la popolazione era ridotta a 150 abitanti e poco dopo fu completamente abbandonata.Uno dei particolari che lascia perplessi è che gli abitanti, nel lasciare le loro case, abbandonarono anche le suppellettili di uso quotidiano e si trasferirono a circa 4 km., ove fondarono l’attuale S. Maria di Galeria Nuova. La fretta di lasciare il partire lasciarono persino i cadaveri dei loro concittadini non seppelliti. Queste salme rimasero senza sepoltura fino alla metà dell’800.La circostanza delle suppellettili abbandonate viene riportata anche dallo studioso Nibby che la visitò nel 1809 e, tra l’800 ed il ‘900, Thomas Ashby famoso archeologo inglese.Tra il verde della vegetazione fa capolino il campaniletto, risalente al 1700, ultimo baluardo della chiesa di San Nicola. Un tempo tale chiesa era annessa al castello di cui purtroppo non rimangono che poche macerie. Più tardi, con il progredire dell’epidemia che aveva colpito i cittadini, fu trasformata in cimitero.Si hanno notizie di altre 3 chiese presenti nel borgo. Una era dedicata a Sant’Andrea e venne distrutta da un incendio nel 1816; Santa Maria della Valla, detta anche dell’ospedale vecchio, fu completamente distrutta da un fulmine sul finire del 1600; quella di San Sebastiano (destinata alla celebrazione liturgica della festa del santo) fu demolita introno al 1682.La città sorgeva su un quadrilatero di rocce vulcaniche che cadono a picco creando una difesa naturale. Sul fondo della valle scorre il fiume Arrone, emissario del lago di Bracciano. Il fiume è scavalcato da un ponte antico che risulta completamente coperto dalla vegetazione.Molti visitatori asseriscono di sentire il rumore di zoccoli ed un lamento provenire dall’antico mulino a valle del borgo. La leggenda vuole che sia “Senz’affanni”, menestrello morto tre secoli fa durante l’epidemia. Tutti gli anni tornerebbe sul suo destriero per suonare il mandolino e cantare per la sua amata.Gli scettici dicono che si tratta solo delle acque del torrente che, attraversando le grotte poste sotto il borgo, emettono un suono provocato dalla caduta dell’acqua.Alcuni sostengono addirittura di sentire le voci dei morti non sepolti, abbandonati dei propri cari in fuga, che tutte le notti di plenilunio escono alla ricerca di pace.Per gli amanti dell’avventura che la volessero visitare: ATTENZIONE i ruderi della città di notte sono meta di sette sataniche (come si evince dalle numerose scritte e dai simboli per imbrattano i muri); inoltre vi si trovano serpi e vipere (quindi munirsi di scarponcini e prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi).Per quel che riguarda i permessi, fortunatamente la zona risulta area pubblica del 1999.Il borgo si trova tra la Boccea e la Braccianese: occorre seguire le indicazioni per Santa Maria di Galeria. Venendo dalla Braccianese, passato il Borgo di Santa Maria di Galeria dopo un centinaio di metri, si deve imboccare una stradina bianca sulla destra. Arrivati all’altezza di un casale la stradina si restringe, quindi se non avete un 4x4 conviene lasciare lì la macchina e fare a piedi i pochi metri che vi separano dal borgo disabitato.Dopo 5 minuti si giunge ad un bivio: sulla sinistra una salita vi condurrà nella città morta, andando a destra si raggiungono le rovine di un mulino antico ed il ponte che permette di attraversare l’Arrone.
 
 
 
IMPRONTE DI FUOCO
Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio
Museo delle "Anime del Purgatorio"
    


 

  Nel 1893, padre Vittore Jouet, acquistò un ampio terreno edificabile sul lungotevere Prati (a Roma, ndr). Tra il 1894 e il 1917 sopra detto terreno cominciò la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, su progetto dell’architetto Giuseppe Gualandi. Tale chiesa ha una facciata in stile simil gotico, grazie al quale ha meritato la definizione di “piccolo duomo di Milano”. Il 15 settembre 1897, nella cappella della Madonna del Rosario, scoppiò un incendio. Dopo che l’incendio fu domato, padre Vittore Jouet, notò qualcosa di strano su una parete dietro l’altare. Forse era stato uno scherzo del fuoco, ma il fumo aveva tracciato un disegno a dir poco scioccante: sembrava un volto, un volto dall’aria mesta e malinconica. Il parroco giunse a una conclusione del tutto personale e arbitraria: era un defunto che cercava di mettersi in contatto con i vivi, un’anima in pena, un condannato a soggiornare in purgatorio. Da questo episodio ebbe inizio il Museo delle Anime del Purgatorio, che prese il posto della piccola cappella della Madonna del Rosario.Il religioso cominciò a cercare altre apparizioni del genere. Le ricerche furono lunghe e complicate, ma, dopo qualche anno, padre Jouet riuscì a raccogliere parecchie curiose testimonianze che parrebbero confermare la sua ipotesi: le anime del purgatorio si manifestavano ai vivi per chiedere preghiere e messe per rendere più agevole il passaggio in paradiso. Qui riportiamo alcune di queste testimonianze: 21 dicembre 1838, Giuseppe Stitz stava leggendo un libro di preghiere quando una mano si stampò sulle pagine. Il soggetto dichiarò inoltre di sentire una presenza insolita nella stanza, un soffio di aria gelata, nonché una voce: era la voce del fratello morto da poco, che chiedeva di far recitare qualche messa per abbreviare la suo sosta in purgatorio. La notte tra il 5 e il 6 giugno 1864, Suor Margherita del Sacro Cuore ebbe un’apparizione. 

 

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VILLA BESSARIONE

Questa villa, sita sull’Appia Antica vicino alla chiesa di San Cesareo, sarebbe il posto ideale per incontrare i fantasmi. Attenzione però, si tratterebbe di fantasmi particolari, sono le anime dei nobili che erano soliti ritrovarsi qui in compagnia del Cardinal Bessarione.

Le loro apparizioni sono molto discrete: appaiono, sorridono in modo educato e poi spariscono al suono di campanellini. Si rimane di nobili origini anche da morti...



La donna si trovava nel proprio letto: apparve un’ombra indistinta che si fece via via più nitida: era Suor Maria, defunta da non molto. La presenza, vestita con l’abito delle clarisse, sembrava disperata. Spiegò a Suor Margherita, che, quando era in vita, aveva peccato gravemente: aveva desiderato la morte per sottrarsi al dolore della malattia che la tormentava. Per questo avrebbe dovuto passare 20 anni in purgatorio. L’apparizione chiese, quindi, preghiere per affrettare il passaggio in paradiso. Per convincere Suor Margherita il fantasma lasciò un’impronta di fuoco sulla federa del cuscino. 1 novembre 1731, la madre badessa delle Clarisse di Todi ricevette la visita del fantasma di padre Panzini, abate di Mantova. In questo caso due impronte di fuoco furono lasciate sulla tonaca della religiosa e sulla sua camicia. Altre impronte furono lasciate dal religioso passato a miglior vita su fogli di carta e su una tavoletta di legno, su cui rimase anche l’impronta di una croce. 1814, Margherità Demmerlè di Metz, ricevette la visita della suocera morta da 30anni, che le chiese di compiere un pellegrinaggio al Santurario di Nostra Signora di Marienthal. Dopo aver esaudito la richiesta del fantasma, Margherità ricevette ancora la visita della suocera che la ringraziò e le lasciò un “ricordino”, un’impronta di fuoco sulla veste.
Ci sono ancora molte testimonianze del genere all’interno del museo. 

Per visitarlo basta recarsi a Roma, Lungotevere Prati, 18 dalle 1 alle 12,30 e dalle 17 alle 19 
(rivolgersi in sagrestia
).

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VILLA DELLE SIRENE

        Questa villa, edificata sui resti di un ipogeo romano e di un “tempio della tempesta”,  ha il particolare potere di esaudire i desideri, ma al contrario. Occorre porsi di fronte all’edificio e desiderare l’inverso di quello che si vuole. Ad esempio, se si è single e si desidera trovare l’anima gemella, bisogna desiderare di rimanere soli.

Questa legenda da il nome alla villa, infatti le mitiche creature del mare ingannava i marinai mostrando approdi dove non c’erano che scogli.

Per chi fosse interessato a realizzare un desiderio, dovrà recarsi in via Appia Antica e fermarsi difronte al sepolcro degli Scipioni dopo Porta San Pancrazio.